
Perchè il Comune dovrebbe acquistare Palazzo Lampugnani
Vorrei dire agli attuali amministratori che questo Comune non ha esitato ad acquistare negli anni '70 il castello di Zorlesco con annesso parco, mettendo a disposizione della comunità un bene storico identitario del luogo.
Questo Comune non ha esitato nemmeno nell’acquisto del castello di Vittadone, anch’esso bene storico identitario del XV secolo ora a disposizione della comunità.
Questo Comune si è anche impegnato a reperire risorse pubbliche e private per effettuare, in tempi diversi, il restauro conservativo di questi luoghi.
Quindi, tutto sommato, un bell'impegno ed attenzione profusi in un lungo periodo, e non occasionalmente, verso le comunità.
Ora non si capisce perchè tale attenzione non debba essere rivolta verso un edificio storico ed identitario della città, inserito nel cuore di un quartiere altrettanto storico ed identitario.
Purtroppo, come per quelli sopra elencati, anche il Lampugnani non trova soluzioni nel privato, e quindi, come per gli altri, si rende necessario intervenire con risorse pubbliche: a differenza dei precedenti un uso funzionale pubblico-privato per questa area si trova facilmente.
È meglio un quartiere dove la parte centrale è abbandonata e in fase di lento declino materiale che inevitabilmente trascina con sé anche ciò che sta attorno, o è meglio un edificio vivo, vissuto e funzionante di uso pubblico che crea e attira ulteriori attività rilanciando quella parte di città?
In passato, legata all’acquisto del Lampugnani, c’era la cessione di aree edificate in piazza della Repubblica per reperire le risorse necessarie: i tempi erano diversi ed il costo attuale del palazzo sembra a portata di mano.
Cito questo perchè il progetto sulla piazza Repubblica era abbastanza consistente nella possibilità edificatoria, e non se ne conosceva il risultato, se buono o meno: oggi questa incertezza possiamo eliminarla.
Al momento, progetti convincenti sulla ristrutturazione della piazza non esistono, ad ogni modo la condizione del mulino, in fase di lenti crolli, secondo me è la prima cosa da affrontare: anche qui il privato non è in grado di intervenire ?
La seconda questione da affrontare riguardo la piazza, riguarda la caserma dei vigili del fuoco, dove esiste gia un protocollo con la Provincia sul suo spostamento in altro luogo e la vendita dell’area attuale contribuirebbe al finanziamento: un luogo dove insediare la caserma potrebbe essere nella zona del già esistente polo sanitario presso l’ospedale, luogo scelto da passate amministrazioni per insediarvi la RSA Vittadini e contribuendo anche all’insediamento della sede della Croce Casalese.
Questo polo potrebbe essere completato con l’ìnsediamento della caserma dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile.
Identità è potenziare le risorse già esistenti: molto tempo fa il Preside delle scuole medie diede alla scuola un indirizzo musicale, una scelta che penso abbia prodotto negli anni potenzialità su cui investire ancora, sia come studio che strutture idonee per manifestazioni, concerti e molto altro.
La Orsomando e le altre ensemble e le band, dovrebbero avere la possibilità di esibirsi in queste strutture.
Altra risorsa sono i gruppi teatrali presenti da decenni che rappresentano nei loro spettacoli il nostro territorio e la nostra gente.
Per non parlare dello sport, dove c’è carenza di impianti, e molte nostre squadre sono costrette ad emigrare per poter giocare il campionato, oppure giocano in impianti non idonei.
Attenzione al territorio: il nostro Basso Lodigiano è a lento spopolamento e invecchiamento progressivo degli abitanti.
Se i due maggiori centri con i loro servizi ancora riescono ad attrarre popolazione, ciò che li circonda sono Comuni con sempre meno abitanti e sempre più anziani e non è un bel quadro: in questo contesto, occorrerebbero più servizi sanitari e di assistenza, ma sta accadendo esattamente il contrario.
Senza un dialogo tra i Sindaci del territorio, non si inverte la situazione che il campanilismo ci ha portato: una lotta a chi ci perde meno, una competizione al ribasso.
C’era il consorzio provinciale dei servizi mi pare di ricordare.
Insomma, c’è bisogno di un salto di qualità per la nostra città e il nostro territorio: controlliamo e investiamo bene sull’ampliamento del Cesaris, perché si tratta veramente di futuro.
Ricordiamoci però che questo salto di qualità non ci può essere senza che lo stesso gruppo dirigente e politico l’abbia fatto, senza coinvolgimento dei cittadini e aperti al territorio: del resto, chi ha causato danni sopratutto nella sanità, non può essere quello che li risolve, e sarebbe veramente un guaio se rimanessero.
Sergio Geroli